Nel terzo trimestre fiscale il gigante cinese delle vendite online Alibaba ha battuto le stime degli analisti, realizzando 53,2 miliardi di yuan di ricavi (circa 7,2 miliardi di euro), in aumento del 54%.
Il consensus degli analisti sentiti da Reuters aveva ipotizzato ricavi trimestrali pari a 50,1 miliardi di yuan.
Nei tre mesi terminati il 31 dicembre, il core business dell’e-commerce (Taobao e Tmall, per citare le due maggiori piattaforme) ha diminuito il proprio peso sul totale passando dal 92% all’87%. Le vendite online si sono attestate a 46,58 miliardi di yuan (circa 6,3 miliardi di euro), in aumento del 45%.
Le attività nel digital e nell’entertainment hanno invece registrato un +273% a oltre 4 miliardi di yuan, soprattutto a seguito dell’acquisizione di Youku Tudou(omologo cinese di YouTube). Sale anche il business nel cloud computing: +115% a 1,76 miliardi.
L’utile netto trimestrale del gruppo quotato sul Nasdaq è salito del 43% a 2,57 miliardi di dollari.
In base a queste indicazioni ì, il management ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell’intero esercizio che salgono dal +48% precedente al +53% attuale.
Intanto il 2017 è iniziato con un’acquisizione nell’old economy per Alibaba (nella foto, il Binjiang campus di Hangzhou), come parte dell’annunciata “new retail strategy”. Si tratta di Intime Retail Group, operatore cinese che in madrepatria ha all’attivo 29 department store e 17 shopping mall. L’offerta per il controllo, resa nota il 10 gennaio, è di 2,6 miliardi di dollari.
L’operazione prelude a una connessione più stretta fra i due mondi, l’online e l’offline, grazie elle nuove tecnologie e all’uso intelligente dei big data, che porterà a un’unica shopping experience per il consumatore.
Alibaba, così come l’altro neofita delle vendite fisiche, Amazon, hanno due obiettivi in comune: raggiungere due miliardi di consumatori e inventare un nuovo modello retail associato a una nuova esperienza d’acquisto. Ne sono convinti i consulenti per la supply chain di Tompinks International, interpellati dal Financial Times.
Alcuni analisti sono dubbiosi in merito alla possibilità di decifrare i fashion trend esaminando i big data. Altri, come quelli di Citigroup, sono cauti sull’integrazione di Intime da parte di Alibaba, perché potrebbero sorgere conflitti fra i brand del retailer fisico e quelli sulle piattaforme online.
Inoltre sta emergendo un nuovo problema, come osservano gli esperti di Pwc: se gli shopper acquistano da terze parti (come nel caso di Tmall o JD) non si otterrà lo stesso livello di dettaglio dei dati sul consumatore che si avrebbe nel caso di vendite da siti di proprietà dei brand.
e.f.